I batteri che gli antibiotici non vincono più
La crescente minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici, conosciuta anche come “I batteri che gli antibiotici non vincono più”, è diventata una grave emergenza sanitaria a livello globale. Secondo le più recenti stime fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno nel mondo si registrano circa 700.000 decessi a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. Questo problema critico è stato alimentato dall’ampio e spesso inappropriato utilizzo di antibiotici sia in ambito umano che animale. In Europa, l’Italia occupa la poco invidiabile prima posizione per quanto riguarda la resistenza antibiotica, con oltre 10.000 casi segnalati annualmente.
Fin dai primi giorni successivi alla scoperta della penicillina da parte di Sir Alexander Fleming nel 1945, è stato chiaro che l’uso scorretto e eccessivo degli antibiotici avrebbe potuto portare a gravi conseguenze. Fleming stesso aveva previsto che l’uso inadeguato di questi farmaci avrebbe potuto portare alla selezione di “forze mutanti” di batteri capaci di sviluppare resistenza agli antibiotici, un’avvertenza profetica che si è dimostrata incredibilmente accurata. Sorprendentemente, già un anno dopo l’introduzione della penicillina, un significativo numero di batteri non rispondeva più all’effetto curativo di questo farmaco.
Nonostante i notevoli progressi compiuti dalla ricerca abbiano portato all’identificazione e allo sviluppo di nuove molecole antibiotiche, la situazione si è progressivamente deteriorata nel corso degli anni. L’OMS ha recentemente reso noto che ogni anno si verificano circa 700.000 decessi a causa di infezioni resistenti agli antibiotici in tutto il mondo. Se misure immediate non verranno adottate, questa cifra potrebbe addirittura raggiungere i dieci milioni entro il 2050. L’Italia si trova in una posizione particolarmente critica in questa sfida globale. Attualmente, il nostro paese detiene il poco invidiabile primato europeo per quanto riguarda la mortalità causata dalla resistenza agli antibiotici, con oltre 10.000 decessi registrati ogni anno. Questi decessi sono principalmente associati a infezioni contratte in ambito ospedaliero, una situazione preoccupante che richiede una risposta immediata e strategie di prevenzione efficaci. Tuttavia, nonostante la situazione italiana sia particolarmente grave, vi sono alcuni segnali positivi che suggeriscono che un cambiamento sia possibile. Nel 2018, l’Italia ha registrato una leggera diminuzione delle resistenze antibiotiche per otto tipi di batteri responsabili delle infezioni ospedaliere più comuni. Questo è un passo nella giusta direzione e potrebbe essere attribuito a una maggiore attenzione all’uso responsabile degli antibiotici negli ospedali e anche in campo veterinario, dove gli antibiotici sono spesso utilizzati negli allevamenti di animali per combattere le infezioni e promuovere la crescita degli stessi. È importante sottolineare che la medicina italiana si impegna eticamente nella cura dei pazienti, anche quando si tratta di infezioni antibiotico-resistenti. Tuttavia, la questione rimane complessa e richiede un’attenzione costante da parte di medici, farmacisti e pazienti.
La resistenza agli antibiotici non è un problema limitato agli ospedali ma è diffusa anche nella comunità. Le persone spesso assumono antibiotici in modo inappropriato, ad esempio per trattare infezioni virali come l’influenza, che non rispondono agli antibiotici. Questa pratica è alimentata da una combinazione di automedicazione e dalla prescrizione e dispensazione eccessiva di antibiotici da parte di medici e farmacisti. Questo comportamento ha contribuito all’aumento dell’uso inappropriato di antibiotici e all’ulteriore sviluppo di batteri resistenti. Per affrontare questa sfida crescente, è fondamentale educare il pubblico sull’uso responsabile degli antibiotici e promuovere il ricorso ai vaccini come misura preventiva contro le infezioni virali. È importante sottolineare che gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali come l’influenza, e il loro uso inappropriato può causare danni alla salute e contribuire alla diffusione della resistenza agli antibiotici. La lotta contro i batteri resistenti agli antibiotici richiede uno sforzo globale e coordinato, partendo anche da una sanificazione continua degli ambienti. L’industria farmaceutica sta reinvestendo nella ricerca di nuovi farmaci antibiotici, riconoscendo l’importanza di questa sfida e il potenziale business in questo settore. Tuttavia, oltre alla scoperta di nuovi farmaci, sono necessarie anche alternative ai farmaci tradizionali. Ad esempio, alcuni ricercatori stanno esaminando l’uso di virus chiamati “fagi”, che possono infettare e distruggere i batteri senza causare resistenza antibiotica.
In Toscana, si è verificato un aumento dei casi di batteri chiamati “New Delhi”, resistenti agli antibiotici più comuni. Questi batteri rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica e richiedono la ricerca e lo sviluppo urgente di nuovi farmaci. Le aziende farmaceutiche, che in passato avevano ridotto la loro attività di ricerca in questo settore, stanno ora reinvestendo risorse per affrontare questa emergenza sanitaria. In conclusione, la resistenza agli antibiotici è diventata una minaccia crescente per la salute globale, con impatti significativi in Italia e in tutto il mondo. La lotta contro i batteri resistenti richiede un impegno costante da parte di medici, farmacisti, pazienti e industrie farmaceutiche. L’educazione sul corretto uso degli antibiotici e l’adozione di misure preventive, come i vaccini, sono fondamentali per affrontare questo problema crescente. La ricerca di nuovi farmaci e alternative ai farmaci è essenziale per trovare soluzioni efficaci contro i batteri resistenti e garantire un futuro più sicuro per tutti.
Fonte: CORRIERE DELLA SERA[:]
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